MISHKAN

Anno/Year 2019
102 pagine/pages
40 illustrazioni/illustrations.
14,8x21 cm.
ISBN 978-88-3384-056-7
€14.00





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Flavio Barbiero

MISHKAN
Il tempio-tenda di Mosè

In questo saggio, asciutto ed essenziale, il lettore viene messo di fronte ad una serie di “rivelazioni” inaspettate e per certi versi sorprendenti relative al Mishkan, il tempio-tenda, fatto costruire da Mosè durante la permanenza di Israele ai piedi del monte sacro.
La prima è che la ricostruzione di quel manufatto effettuata seguendo alla lettera le dettagliate istruzioni contenute nel racconto di Esodo offre un modello di tempio che si discosta in maniera significativa da quello proposto dall’esegesi tradizionale, rappresentato in innumerevoli immagini che si trovano nella letteratura e in rete.
Una seconda, forse non a tutti nota, è che queste proposte hanno un’origine ben precisa in Giuseppe Flavio che nel suo libro Antichità Giudaiche ricostruisce il tempio-tenda forzando pesantemente i dati del racconto biblico, in modo tale che ne risultasse un modello in scala 1 a 2 del tempio di Salomone. Su questo modello si sono poi uniformate tutte le ricostruzioni successive.
Ma la più sorprendente è che la ricostruzione effettuata in base al testo biblico trova un preciso riscontro in un’impronta lasciata nella hammada (tipico deserto israeliano ricoperto di ciottoli, che conserva inalterate per millenni le tracce di qualunque manufatto vi sia stato costruito), in quello che dovrebbe essere il luogo esatto in cui il Mishkan venne eretto per la prima volta.

Il Mishkan era un vero e proprio tempio mobile che ebbe una importanza eccezionale nella storia di Israele. Quando Mosè ne ordinò la costruzione il popolo rispose in maniera entusiasta, riversando nel progetto le ricchezze portate a questo scopo dall’Egitto e tutte le sue risorse artigianali, per fare un tempio sfarzoso degno di un grande Dio.
In effetti la ricostruzione effettuata seguendo alla lettera le istruzioni precise e dettagliate offerte dal racconto di Esodo restituisce l’immagine di un tempio all’altezza delle aspettative, in netto contrasto con quella minimalista offerta dall’esegesi tradizionale, a partire da Giuseppe Flavio.
Questo pone il problema dell’attendibilità del testo biblico, che viene verificata attraverso un’analisi accurata del progetto, delle sue finalità, dei materiali impiegati, delle tecniche di costruzione, del personale e dei mazzi a disposizione per il maneggio e trasporto, al fine di valutare la coerenza della descrizione per se stessa ed in relazione alle possibilità pratiche del popolo di Israele.
Questa coerenza appare assoluta, mentre l’analisi della ricostruzione proposta da Giuseppe Flavio (e dai suoi epigoni) mette in luce le forzature al testo biblico da lui effettuate allo scopo di ottenere un modello in scala del tempio di Salomone, e l’eccessivo valore tradizionalmente attribuito alle unità di misura riportate in Esodo.

 






Flavio Barbiero, classe 1942, studi classici, laurea in ingegneria a Pisa, fino agli inizi degli anni ’80 si dedica a studi e ricerche di carattere tecnologico, scientifico e climatologico, pubblicando saggi e libri, a cominciare da Una civiltà sotto ghiaccio: poi la svolta con la scoperta del mondo legato alla Bibbia, che da allora in poi costituisce il suo interesse preminente. Pubblica il libro La Bibbia senza segreti una interpretazione in chiave essenzialmente storica del libro dei libri. Seguono The secret society of Moses, La stirpe dei sacerdoti, Le radici giudaico-cristiane dell’Europa, in cui vengono ricostruite le vicende della famiglia sacerdotale giudaica e in particolare di quella di Mosè, e La parola perduta legato alla distruzione del tempio di Gerusalemme. Nel libro Anno 1186 a.C. nel nome di Sethnakht – Dall’Egitto a Canaan – l’epopea di Israele, viene invece proposta una precisa ricostruzione cronologica delle vicende dell’Esodo
A partire dal 1989 Barbiero si unisce regolarmente alle spedizioni archeologiche in Israele del Prof. Emmanuel Anati, e da allora continua ad effettuare ricerche di carattere sia bibliografico che archeologico collegate in qualche modo al monte sacro di Mosè. Risultati e scoperte personali sono stati parzialmente pubblicati in vari articoli e in un primo libro Egeria al monte di Dio – Santa Caterina o Har Karkom?, cui seguiranno altri in programma nel prossimo futuro. Il presente saggio fa parte di questo programma.