La Leggenda di Piero della Francesca

Anno/Year 2025
162 pagine/pages
94 illustrazioni/illustrations.
17x24 cm.
ISBN 9788833842301
€25.00




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Totale €82,60


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Giuseppe Alberto Centauro

La Leggenda di Piero della Francesca
Un viaggio negli affreschi di Arezzo e Monterchi

 Qualcosa di speciale sta nel messaggio pittorico di Piero che si trova frugando nelle storie impresse nei suoi affreschi: nei paesaggi pervasi da una profonda carica poetica, come quello qui rappresentato che evoca i luoghi amati della fanciullezza, come nei volti e nelle gestualità dei protagonisti storici della Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, che in Piero assumono le sembianze di autorevoli personaggi del suo tempo, come delle persone a lui più care (madre, padre, fratelli e sorelle). Uomini e donne reali rivisitati nelle metafore di uno straordinario racconto condotto nelle forme neoplatoniche per dipingere gli echi degli avvenimenti drammatici di quegli anni nel loro svolgere, dalla caduta di Costantinopoli del 1453, alla sofferta crociata chiamata nel 1464 dal papa in difesa della cristianità. Ma la Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca nasce e si dipana ancor prima con la storia dell’Umanità, da Adamo e Eva, come Historia salutis (Storia della salvezza del popolo di Cristo) nel segno di una Croce, ora misericordiosa ora vilipesa, tratteggiata nella più pura visione umanistica, filosofica e teologica, quintessenza essa stessa di una straordinaria narrazione condotta in una dimensione trascendente e di grande spiritualità espressa attraverso “una pittura di luce” che, ancor più della grande arte che la realizza, si mostra come un’irripetibile lezione di vita, di valore universale.

l presente studio affronta la lettura degli affreschi di Piero della Francesca come in una sorta di “viaggio iniziatico” a far da guida alla visita del ciclo con la Leggenda della Vera Croce nella basilica di San Francesco ad Arezzo e della Madonna del Parto nel museo dedicato a Monterchi. Tratte dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine le storie di Piero rappresentano in modo straordinario il pensiero umanistico del Quattrocento che lo vedrà protagonista con la sua arte e la sua scienza in seno all’Accademia neoplatonica fiorentina trattando i diversi episodi legati alla provvisoria riunificazione delle Chiese d’Oriente e d’Occidente, alla caduta di Costantinopoli per mano turco-ottomana e alle politiche dei papi tra il 1453 e il 1464. Dall’attenta osservazione di quei dipinti si può cogliere in pieno l’audacia tecnica di Piero della Francesca nel trattare con sorprendenti alchimie la tavolozza dei colori che gli aveva permesso, tra i primi al suo tempo, di raggiungere vette espressive prima impensabili per stesure pittoriche “a fresco” su intonaco, per tracciare più incisivamente la sua idea compositiva da affidare alla “pur caduca” materia muraria ampliando, in virtù di una tecnica sopraffina, la gamma dei colori sostenibili sull’intonaco. Nella sua pittura, quindi, non solo pigmenti minerali di origine inorganica costituiti da terre e ossidi naturali da consegnare alla carbonatazione della calce, ma anche colori da utilizzare con leganti organici di addizione nelle tempere adattati alle diverse esigenze imposte dalla natura calcarea del supporto. Da queste splendide stesure pittoriche si possono estrarre i significati più profondi di sentimenti di valore universale che rendono speciale e unica la sua composizione. Tutti questi elementi corrispondono nella pittura di Piero a un dettato narrativo di alto profilo filosofico e teologico ispirato alla Croce di Cristo che, per i valori di pura trascendenza che lo contraddistingue è stato giustamente definito “metafisico”, condotto in forma neoplatonica, giacché mascherato da impercettibili, ma talvolta anche palesi incongruenze volutamente inserite qua e là nella stesura pittorica per sottolineare la presenza di un messaggio recondito. Questi sono in ogni caso tutti particolari ben rintracciabili negli accostamenti, nelle sovrapposizioni, nei movimenti, nelle successioni dei gesti come in minimi mutamenti espressivi dei volti dei personaggi che si trovano nella progressione narrativa, comunque tali da indicarci letture e significati diversi che stanno nell’opera pittorica come “facce nascoste”, eppur fluenti nel racconto pierfrancescano.

 






Giuseppe Alberto Centauro (24 gennaio 1952).
Architetto, già Professore associato di restauro c/o il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. Nell’ambito degli studi pierfrancescani, per conto del MiBAC e SBAAAS di Arezzo, è stato incaricato della “Ricerca Storica” per le indagini diagnostico-conoscitive per la conservazione della Leggenda della Vera Croce e della Madonna del Parto (1983-1990) e del “Sistema Documentazione Archivio” a supporto del restauro (1991-2000). I risultati di tali studi sono pubblicati nel catalogo: Un Progetto per Piero della Francesca (Alinari- Firenze 1989) e, come autore, nella monografia Dipinti murali di Piero della Francesca. La basilica di San Francesco ad Arezzo: indagini su sette secoli (Electa-Milano 1990). Su Piero della Francesca, oltre alle opere su citate, annovera numerosi articoli e pubblicazioni, tra queste si citano: Piero nella sua terra: luoghi e documenti in Nel raggio di Piero (Marsilio-Venezia 1992); La Madonna del Parto: le vicende storiche e i restauri precedenti (Marsilio- Venezia 1993) ed altre (omissis). Ha curato con M. Moriondo Lenzini il volume Piero della Francesca ad Arezzo. Problemi di restauro per la conservazione futura, in “Atti del Convegno Internazionale di Studi (Arezzo, 7-10 marzo 1990)” per il tipi di Marsilio ed. (1993); ha diretto la collana di “Quaderni di conservazione e restauro dei beni culturali e ambientali/ Opus studiorum” per i tipi di Lalli Ed. - Poggibonsi, che annovera vari numeri (aa. 1992-1996) dedicati al Maestro biturgense; ha prodotto studi a carattere internazionale riferiti a Piero sull’applicazione informatica per il restauro e la documentazione di archivio (1997-1999). Nel 1992-1993 progetta la sistemazione museale per la Madonna del Parto in restauro a Monterchi e nel 1996-1998, è progettista e direttore dei lavori per la sistemazione architettonica del Museo Civico di Sansepolcro e l’allestimento delle sale di Piero della Francesca; dal 1994 al 2009 è direttore del “Laboratorio per affresco ‘E. e L. Tintori’ di Vainella” (Prato), pubblicando studi sulle tecniche pittoriche pierfrancescane. Nel 2000 pubblica con E. Settesoldi (per i tipi di Lalli Ed.) la monografia collettanea Piero della Francesca. Committenza e pittura, corredata da un’ampia appendice documentaria e dalla genealogia della famiglia Bacci, quest’opera ha costituito la base delle ricerche portate avanti con nuovi approfondimenti con la presente pubblicazione.