Jules Maidoff - Arte come Totem

Anno/Year 2008
96 pagine/pages
illustrato/illustrated
24x30 cm.
ISBN 978 88 88461 65 6
€35.00





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Jules Maidoff

Jules Maidoff - Arte come Totem

La vita privata e l’attività professionale di Jules Maidoff, che mi fa l’onore di considerami un’amica, sono una continua dimostrazione di come sia possibile essere e avere una cosa e il suo contrario. Avere una formazione regolare d’eccellenza, e seguire percorsi artistici personalissimi. Formarsi una famiglia impegnativa e mantenere i propri ritmi di viaggio e di lavoro. Nascere in un Paese e innamorarsi d’un altro. Nutrirsi di cultura urbana e godere profondamente la campagna. Vivere uno stato perenne di emigrato felicemente immigrato. Essere in relazione col mercato dell’arte e tuttavia restarne indipendente per condurre in libertà la propria ricerca. Coltivare un sottile sentimento anarchico e fondare una scuola in piena regola ... Che altro aggiungere?

 

Americano di profonde radici a Firenze, e in sostanza artista del mondo, Jules  Maidoff – che ho conosciuto insieme con Mary, dalla quale non riuscirei mai a separarlo nei miei pensieri – è presenza creativa di grande rigore, che ha proseguito per la sua strada senza accettare compromessi, anzi dando spazio in esclusiva alla propria ispirazione: che è poi risposta, empatica e polemica al tempo stesso, alle infinite sollecitazioni di una società globale in rapido mutamento di cui Maidoff è, come sempre i migliori artisti, sensibile ascoltatore e interprete.

 

La sua pittura, non lo nascondo, mi turba. Un disegno sicuro governa la costruzione delle composizioni, che tuttavia si rivelano turbolente e imprevedibili, di volta in volta espressive di movimenti rapidi e violenti, di pienezze carnali dilapidate, di sorrisi finiti in tragedia. Una “allegria di naufragi”, per dirla col titolo di una celebre poesia di Giuseppe Ungaretti, scritta in tempo di guerra nel 1917, che mi vien da prendere in prestito per definire la complessità dell’atmosfera dei quadri di Maidoff, che adombrano sprofondamenti e rinascite: “E subito riprende / il viaggio / come / dopo il naufragio / un superstite / lupo di mare”. I suoi personaggi, e lui con loro, lottano con i gorghi di tratti e di colori che vorrebbero risucchiarli e ridurli al grado zero dell’espressione informale, eppure eccoli che riemergono rivendicando una forma, pur labile e provvisoria, pur incompleta e allusiva, fantasma di una fragile salvezza. Sono tutti Ulisse e sono tutti Jules (Julysses?), viaggiatori indomiti nelle acque agitate della pittura. Non a caso per Maidoff – lo leggo in una sua intervista, schietta e rivelatrice  - la Zattera della Medusa di Théodore Géricault è stata ed è un quadro di grande importanza.

 

Se Maidoff artista mi intriga, attraendomi e al tempo stesso ponendomi troppe domande a cui non trovo risposta, Maidoff creatore della scuola SACI che, in avvicendamento con Mary, ha condotto con grande determinazione e successo, è per me un compagno di strada prezioso nella missione di far conoscere, amare, trasmettere e far mettere a frutto il nostro immenso retaggio artistico. E’ nella responsabilità sua, del suo board of trustees (nel quale sono lieta di aver servito per un mandato), nel corpo docente e nei programmi della SACI un’attenzione costante e sensibile al contesto in cui opera la scuola, che permette e incoraggia relazioni fra i giovani e la città e il territorio ad alta densità culturale di cui sono ospiti temporanei. E alla grande visione, sua e di Mary, si deve la magnifica mossa di insediare la SACI nel Palazzo dei Cartelloni in via Sant’Antonino, facendo il miglior uso possibile di un luogo che serba memorie del grande scienziato Galileo Galilei, nella forma artistica e celebrativa voluta dal suo fedelissimo allievo e continuatore Vincenzo Viviani. Un modo per salvare un palazzo illustre, per radicarsi in una zona viva e pulsante dell’antico cuore della città e per offrire ai giovani un’esperienza unica, che darà una svolta alle loro vite nel segno dell’arte ma anche della scienza, aiutandoli nella difficile strada della ricerca di un nuovo, personale umanesimo.

 

Cristina Acidini

 

Soprintendente per il Patrimonio Artistico,

 

Storico e d Etnoantropologico

 

e per il Polo Museale della Città di Firenze   

 

The private life and professional activity of Jules Maidoff, who I’m honoured to know as a close friend, are continuous proof of how it is possible to be something and its exact opposite at the same time. To have an excellent academic background and still follow an extremely personal artistic path. To be born in one country and yet fall in love with another. To create a complicated family life and still preserve his travelling and work-related rhythms. To feed upon urban culture yet profoundly enjoy life in the countryside. To live in the perennial state of an emigrant who is in truth a happy immigrant. To have commercial relations with the art market yet still remain independent enough to follow his own muses. To cultivate a subtly anarchic spirit, and yet found a full-fledged school…What else can I add?    An American native with profound roots in Florence, but basically an artist of the world, Jules Maidoff – who I met with his wife Mary, from whom I could never separate him in my thoughts – is a strong creative presence of great rigour, who has followed his own path without compromise by giving space exclusively to his own inspiration: which is his answer, together empathetic and polemical, to the infinite stimulations of a rapidly changing global society which Maidoff, as all great artists, listens to and interprets.     I will not hide the fact that his painting unsettles me. A clear plan governs the constructions of his compositions which, however, reveal themselves as turbulent and unpredictable expressions of rapid and violent movements, of dilapidated fleshly plenitude, of smiles that end in tragedy. An “allegria di naufragi” (lit. castaways’ joy), as in the title of a famous Giuseppe Ungaretti poem, written in 1917 during the First World War describes the complexity of Maidoff’s paintings, which foreshadow states of collapse and rebirth: “E subito riprende / il viaggio / come / dopo il naufragio / un superstite / lupo di mare” (lit. Immediately the journey continues as does the seadog after his ship is wrecked). His characters, and the artist himself with them, constantly fight against colour and vortexes that wish to suck them in, reducing them to the bare bones of informality; yet immediately they re-emerge claiming their form, however labile and transitory, however incomplete and allusive, the ghost of a fragile salvation. All of them are Ulysses and Jules (Julysses?), brave explorers sailing painting’s restless waters. As I read in a straightforward and revealing interview, it is no coincidence that Théodore Géricault’s Raft of the Medusa is a painting of great importance for Jules. If Maidoff the artist intrigues me, attracting me while at the same time asking me too many unanswered questions, Maidoff the founder of the art school SACI, later directed with great determination and success by his wife Mary, has been for me a loyal companion in pursuit of the mission of divulging, loving and transmitting our vast artistic heritage. Under his responsibility, together with the SACI board of trustees (of which I am proud to have been a member), teaching staff and curriculum, is a constant and sensitive attention to the context within which the school operates, which allows and encourages relations between students, the city and the highly cultural territory where they are temporary guests. And it is thanks to his and his wife’s visions that SACI is now installed within the Palazzo dei Cartelloni in Via Sant’Antonino: probably the best possible use for a location that hosts memories of the great scientist Galileo Galilei, in the artistic and celebratory form desired by his faithful pupil Vincenzo Viviani.  A way to save a famous building, to build roots in a pulsating and alive zone within the city’s ancient heart, and a way to offer students a unique experience, capable of changing their lives in the name of art and science, helping them in their search for a new, personal humanism.    

 

Cristina Acidini S

 

uperintendent for the Artistic, Historical  

 

and Ethno-anthropological Patrimony  

 

And for the Polo Museale of the City of Florence