Le origini neurobiologiche dellansia

Anno/Year 2006
428 pagine/pages
illustrato/illustrated
cm.
ISBN 978 88 88461 24 8
€32.50





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Marcello Andriola

Le origini neurobiologiche dell'ansia

L’Uomo nel corso della sua storia evolutiva ha conservato una struttura anatomica cerebrale chiamata amigdala, che è la porzione del cervello da cui dipendono le emozioni negative come rabbia o paura. Filogeneticamente ed ontogeneticamente questa struttura possiede un preciso compito adattativo: riconoscere e gestire gli stimoli potenzialmente dannosi per l’organismo e mettere in atto le strategie migliori per la sopravvivenza.
Sappiamo che le informazioni sensoriali relative ai vari stati emozionali appresi con l’esperienza, soprattutto quelle relative alla paura e all’ansietà raggiungono l’amigdala, la quale media le risposte emozionali sia innate che acquisite. Non soltanto l’amigdala è coinvolta nelle risposte emotive dell’organismo (siano esse di gioia, pericolo o paura), ma anche altre strutture cerebrali quali l’ipotalamo si sono conservate nell’evoluzione dell’Uomo. Potremmo chiederci perché queste strutture anatomiche si sono conservate fino a noi e perché le emozioni siano così importanti per la nostra vita. E’ indubbio che le emozioni siano estremamente proficue non soltanto per avvertirci di quello che stiamo provando ma anche perché ci avvertono di quello che sta succedendo intorno a noi, ecco perché è assolutamente proficuo ed essenziale per l’Uomo provare emozioni.
Non solo, nella vita di relazione ci aiutano ad essere empatici con gli altri, come l’etimologia greca ci insegna, essere nel dolore con l’altro e a trovare dei punti di riferimento nelle interazioni sociali. Andriola nel suo libro “Le origini neurobiologiche dell’ansia, in una prospettiva antropologica” illustra come si evolve il concetto di ansia nell’uomo da una fase puramente di allarme e di adattamento a una vera e propria patologia, in un continuum che va dalla salute alla malattia. Il contributo di questo libro si colloca in un tema trattato da molti studiosi di psicologia clinica, ma appare del tutto nuova la riflessione sulle basi antropologiche di questa, seppur scomoda, emozione.