Lastronomia degli antichi egiziani

Anno/Year 2019
132 pagine/pages
80 illustrazioni/illustrations.
15x21 cm.
ISBN 9788833840284
€16.50





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Pierangelo Mengoli

L’astronomia degli antichi egiziani

Gli antichi egiziani studiarono per millenni i fenomeni astrali ma, per la loro mentalità, li inserirono nel linguaggio dei miti cosmici, sentito come più pregnante e completo che non quello limitato a nudi elenchi di dati o fatti. Le immagini dell’universo, le raffigurazioni del cielo, le metodologie, le regole e le strumentazioni messe a punto dagli egizi vennero inizialmente trascurate dalle scienze e relegate nel campo degli studi umanistici, fra i materiali riguardanti la religiosità primitiva se non addirittura il folclore. Oggi, grazie alla comprensione dei numerosissimi testi originali, abbiamo interpretato almeno in parte molti dei miti astrali che accompagnarono quella civiltà plurimillenaria, e possediamo gli strumenti idonei per delineare un quadro abbastanza coerente dell’astronomia egizia.
 

Tutti gli autori del mondo classico concordano sul fatto che gli egizi siano stati i maggiori astronomi dell’antichità e a essi attribuiscono una serie di conoscenze e attività proprie di tale settore. Va loro riconosciuta l’osservazione dei moti celesti del sole, della luna e delle stelle; l’uso di vere e proprie specole e di particolari strumenti osservativi; i metodi per la determinazione dei punti cardinali; il passaggio dal calendario lunare a quello solare con i suoi 12 mesi e l’analoga spartizione in 12 ore delle notti e dei giorni; la conoscenza delle posizioni reciproche e dell’ordine di levata delle stelle più luminose; la definizione di costellazioni, l’individuazione di tutti i pianeti visibili e altro ancora. Sebbene i fenomeni astrali siano stati inseriti nel linguaggio dei miti cosmici, le loro scoperte e conoscenze hanno posto le basi per l’indagine astronomica successiva.
Non dobbiamo dimenticare che, nella visione unitaria di quegli antichi studiosi, l’astronomia non era una scienza a sé stante, ma costituiva il substrato fisico dei più importanti miti cosmici e coinvolgeva tutta la loro problematica esistenziale. Il moto degli astri, infatti, insieme con la periodicità degli eventi della natura, ha rappresentato, e non solo per gli egizi, la testimonianza e la garanzia che la morte di ogni essere creato non può essere un annullamento definitivo, ma un evento necessario per una successiva rinascita. E finché non avremo trovato la chiave atta ad aprirci il significato recondito dei loro simboli e dei loro miti, la ricerca deve essere non solo scientifica ma anche umana, per evitare di limitarsi all’esame di semplici dati che potrebbero apparire sconnessi tra loro e quindi di scarso e relativo valore.

 

 






Pierangelo Mengoli, egittologo, laureato in Lettere Classiche e Orientali, si è perfezionato con il prof. Donadoni alla Scuola Orientale dell’Università La Sapienza di Roma. Ha partecipato a scavi archeologici, tenuto conferenze anche a carattere divulgativo, è membro dell’Egypt Exploration Society e svolge la propria attività nell’ambito dell’egittologia, pubblicando i suoi lavori con diverse case editrici e su riviste scientifiche. La sua passione per la musica lo ha indotto a occuparsi di questo argomento, curandone non solo l’aspetto storico-archeologico ma anche quello sperimentale.