Gertrude Stein  e Alice B. Toklas  a Firenze

Anno/Year 2024
148 pagine/pages
40 illustrazioni/illustrations.
12x19 cm.
ISBN 978-88-3384-184-7
€14.60





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Nicoletta Manetti

Gertrude Stein e Alice B. Toklas a Firenze
Rose is a rose is a rose is a rose

 Gertrude Stein ha trascorso molte lunghe stagioni estive sulle colline di Fiesole e a Firenze, dal 1903 al 1912, prima con il fratello Leo, poi con Alice B. Toklas.
In questa città, dai contatti con i primi collezionisti di Cézanne, i fratelli Stein colgono quel seme che germoglierà nel loro salotto parigino di rue de Fleurus. Grazie a loro l’arte del Novecento è stata ciò che è stata.

Il Novecento dunque è questo: un’epoca in cui tutto si spacca, tutto si distrugge, tutto si isola dal resto. è molto più splendido di un periodo in cui tutto è conseguente. I prodigi della natura sono più splendidi dei normali eventi naturali; dunque il Novecento è splendido.
Gertrude Stein, Picasso, 1939

Gertrude, la sacerdotessa del cubismo, e Alice, la musicista dalle belle mani e i grandi orecchini. Due donne innamorate di Firenze e delle sue colline, proprio qui si sono dichiarate il loro amore. Diversissime, ma uguali: entrambe americane di origine ebraica e tedesca, appassionate di arte e cultura, tanto da supplire alla scarsa avvenenza con ben altra bellezza che le riempie e totalizza.
Gertrude coi fratelli Leo e Michael, più tardi con l’amata Alice, ha frequentato Firenze per più di dieci anni: dal 1900 al 1912. Leo poi vi ha vissuto fino alla morte.
Qui, grazie a Egisto Fabbri, a Charles Loeser e a Berenson, i fratelli Stein si innamorano di Cézanne trovando quel seme che germoglierà nel loro salotto parigino di rue de Fleureus. Che diventa luogo di incontro di giovani artisti promettenti ma squattrinati: Derain, Vallotton, Juan Gris, Picabia, Manguin, Braque, Rousseau, il poeta Apollinaire. E Picasso. Negli anni Venti sarà la volta di Hemingway e di coloro che lei per prima definisce “generazione perduta”. Insomma, un crocevia delle più alte vette artistiche della prima metà del secolo.
Nel 1933 arriva anche il grande successo letterario da tempo sperato con Autobiografia di Alice B. Toklas.
Si parla poco oggi della Stein. Eppure è stata come il sole con i suoi pianeti. Un sole che però si è eclissato, mentre i pianeti continuano a brillare.
Accentratrice ma estremamente generosa, di una sincerità feroce, ironica sempre. Fisico pesante e animo leggero. Innamorata dell’arte, della vita e della sua Alice.
Certamente senza di lei il Novecento sarebbe stata diverso. Il secolo che lei ha definito “splendido”.
 

 






Nicoletta Manetti, fiorentina, ha svolto per ventisette anni la professione di avvocato. Il suo romanzo VICO (SoleOmbra, 2015) è stato finalista ai premi Giovane Holden 2017, Rive Gauche 2017 e Città di Arce 2020. Ha pubblicato racconti in diverse antologie, tra le quali La scia nera a cura di Marco Vichi (TEA, 2019) e in riviste, tra cui la rivista proustiana «La rechérche». Ha curato con Roberto Mosi Sinfonia per San Salvi, Ed. Il Foglio, 2020.
Per la poesia ha vinto vari premi con la silloge Confidenze a un canarino e pubblicato in Luci Sparse, Ed. Pagine, 2020; sulla rivista «L’Area di Broca» a cura di Mariella Bettarini e sul sito: www.poetipoesia.com.
Fa parte del “Gruppo Scrittori Firenze” e della giuria del relativo premio letterario. Con il GSF ha partecipato alle antologie Accadeva in Firenze Capitale, Ed. Carmignani, 2021 e Gente di Dante, Ed. Tabula Fati, 2021. Ha curato l’antologia Le sconfinate – da Antigone ad Amy Winehouse, Ed. Carmignani, 2022. Ha pubblicato, nel giugno 2022 con Pontecorboli, Anja e Dostoevskij a Firenze e nel maggio 2023, D.H. Lawrence e Frieda a Firenze.
 

 

 

 

 

 

 

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