Strumenti e musica  nella cultura etrusca

Anno/Year 2019
270 pagine/pages
86 illustrazioni/illustrations.
15x21 cm.
ISBN 978-88-3384-022-2
€19.80





Condividi la scheda di questo libro



Altre pubblicazioni di Maurizio Martinelli
Il giardino nel Mediterraneo antico
Giardino e sacro nell’Italia preromana
Le piante nell’Italia antica
Il giardino nell’antico Egitto e nel Vicino Oriente
Dai giardini dell’Etruria agli horti romani
Profumi, incensi e piante nel mondo antico
Architettura etrusca
I giardini dei simposi etruschi

Maurizio Martinelli

Strumenti e musica nella cultura etrusca

Gli strumenti musicali a disposizione degli Etruschi, come le occasioni per fare musica, per cantare, per danzare, per rappresentare spettacoli, ci parlano di una peculiare confluenza di tradizioni locali discendenti dalla tradizione protostorica, e di influenze dalle civiltà mediterranee coeve, in un mix peculiare che anche in questo campo rispecchia la particolarità di questa cultura, fatta di conservazioni e di acquisizioni, di rielaborazioni e di aspetti caratteristici. L’analisi dei resti di strumenti, delle immagini di musicisti e di cantori, di danzatori e di rappresentazioni di spettacoli ci dimostra come gli Etruschi siano stati il popolo che in Italia, a partire da poco prima della metà del primo millennio a.C., traghettò fattivamente la musica dalla sfera principalmente religiosa a quella anche largamente laica, introducendo la “musica di sottofondo” nella vita quotidiana.


Il suono dell’antichità è un segmento ben poco noto, e tuttavia non poterne disporre costituisce una perdita di notevole peso nello studio storico e nella conoscenza dei popoli antichi: come il canto gregoriano o l’opera lirica rendono conto di una sensibilità colta tipica dei rispettivi periodi di riferimento, e come il canto popolare rende conto in ogni luogo e tempo delle sensibilità meliche e della koinè antropologica di contesto, così i cromatismi della musica e dei canti dei popoli del passato più lontano, la sensibilità dell’orecchio, l’andamento melico – unitamente ai contenuti dei testi cantati – ci restituirebbero dati importanti sulla sensibilità e l’emotività delle civiltà scomparse, con una immediatezza superiore a quella della stessa letteratura.
Gli strumenti musicali a disposizione degli Etruschi, come le occasioni per fare musica, per cantare, per danzare, per rappresentare spettacoli, ci parlano di una peculiare confluenza di tradizioni locali discendenti dalla tradizione protostorica, e di influenze dalle civiltà mediterranee coeve, in un mix peculiare che anche in questo campo rispecchia la particolarità di questa cultura, fatta di conservazioni e di acquisizioni, di rielaborazioni e di aspetti caratteristici. L’analisi dei resti di strumenti, delle immagini di musicisti e di cantori, di danzatori e di rappresentazioni di spettacoli ci dimostra che in effetti gli Etruschi furono il popolo che in Italia, a partire da poco prima della metà del primo millennio a.C., traghettò fattivamente la musica dalla sfera principalmente religiosa a quella anche largamente laica, introducendo la “musica di sottofondo” nella vita quotidiana, ed avviando quel continuo uso della musica che – mutatis mutandis – è giunto sino ad oggi.






Maurizio Martinelli, laureato in Etruscologia all’Università di Firenze, ha preso parte a scavi archeologici organizzati da Università e Musei, partecipando a vari convegni nazionali ed internazionali di tema storico e archeologico. Responsabile della Posizione Musei, promozione e valorizzazione del sistema museale regionale della Regione Toscana, è socio dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, della Società Italiana di Antropologia ed Etnologia, ed ha aderito in passato alla European Archaeologists Association. Corrispondente della rivista di architettura “Arkos – Scienza e restauro” e collaboratore della rivista “L’Universo” dell’Istituto Geografico Militare, ha scritto numerose decine di testi tra volumi monografici, contributi in opere collettive ed articoli, sul tema dei beni culturali e, in particolare, archeologici; tra i suoi libri “Gli Etruschi - magia e religione”(1992), “La lancia, la spada, il cavallo – Il fenomeno guerra nell’Etruria e nell’Italia centrale tra età del bronzo ed età del ferro” (2004), “Luoghi etruschi” (2006), “Spettacolo e Sport in Etruria. Musica, danza, agonismo e rappresentazioni tra Italia e Mediterraneo” (2007), “Religione e riti in Etruria” (2017), “Cultura del cibo tra Etruria e Mediterraneo” (2019). Per i tipi di Pontecorboli ha pubblicato “Il giardino nel Mediterraneo antico. Egitto, Vicino Oriente e mondo ellenico” (2012), “Giardino e sacro nell’Italia preromana. Vegetazione, paesaggio tra cultura e religione” (2015), “Le piante nell’Italia antica. La selezione dalla preistoria agli Etruschi e le piante legate agli dèi ed alle offerte sacre” (2016), “Dai giardini dell’Etruria agli horti romani. La nascita del giardino nell’Italia antica” (2016), “Il giardino nell’antico Egitto e nel Vicino Oriente” (2016), “Profumi, incensi e piante nel mondo antico” (2016), “Architettura etrusca. Esempi e ricostruzioni” (2017), “Strumenti e musica nella cultura etrusca” (2019).