Invidia

Anno/Year 2021
88 pagine/pages
40 illustrazioni/illustrations.
12x19 cm.
ISBN 978-88-3384-094-9
€9.80





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I sette peccati capitali
Jung e l’archetipo della Grande Madre
Cupole nel tempo e nello spazio
La gola
Lussuria
Altre pubblicazioni di Irene Battaglini
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Lussuria

Vinicio Serino
Irene Battaglini

Invidia
Percorso psicoantropologico

Scrivere dell’invidia corre il rischio di restare un meta-peccato capitale del tutto inadempiente: un peccato che si rispetti necessita di un certo pathos, di un buon grado di sofferenza, di una tensione che preluda il godimento. E perché l’invidia, e la gelosia (sua fragile ancella del cuore, con poche speranze di raggiungere la virtù negletta dell’invidia, padrona della mente, primogenita e viscerale) dovrebbero offrire una qualche proibita soddisfazione, al punto di essere annoverate tra i canonici vizi?
Abbracciamo intanto con lo sguardo la gelosia nell’arte. Il rischio di scivolare nell’analisi critica di un’opera o di sottoporla ad una sorta di indagine psicoanalitica è abbastanza prevedibile: si tratta di due posizioni estreme, gelose, appunto, l’una dell’altra, in conflitto, eppure innamorate, si negano, si abbracciano, fanno all’amore per poi distinguersi appena si fa troppo stretto il “letto” della critica, o troppo devastante il dubbio inoculato dalla psicoanalisi. Si tratta di estremi certi lungo il versante tutto ermetico e ombroso, di potere e di movimento, del magistero archetipo esercitato dalla collusione senex-puer.
La psicologia dell’Arte è lavoro di Anima, e deve attestarsi sempre in una posizione eternamente desiderante, cibandosi del frutto un poco amaro della gelosia, ma pur sempre dolce, il frutto dell’amore possibile fra cose destinate a stare sempre lontane nonostante i tentativi encomiabili di Eros di avvicinarle. Sta in qualche modo come Susanna tra i vecchioni, sceglie di resistere alla tentazione di non lasciarsi contagiare dal livido sguardo: Susanna decide di mettere le mani a costruire un sipario, attenta e addolorata, ma vivida e cosciente dell’accoglienza del suo bel ventre, destinato a un altro amore.
“Sono qui stasera, in preda alla gelosia perché assente è il mio amato. Uomo di valori saldi, potrebbe approfittare della mia assenza per tendermi la trappola ordita dalla sua Ombra, contro la sua stessa volontà. Vorrei sentire il suo odore, rassicurarmi della sua fedeltà, possedere il suo corpo, i suoi capelli, acciuffare il suo sorriso, farlo aderire all’idea mia di lui”. Così scrive una paziente nel suo diario analitico. Ge-lo-sia. Che sia il gelo, dunque, dell’assenza. Non vi è gelosia al cospetto dell’amato, non vi è gelosia se l’essere che è in noi fa cantare il fantasma della perdita, si incarna in sembianze gentili e ci sorride con fare compiacente, come se sapesse bene il nostro dolore e ne godesse, parlandone da affabulatore nato qual è. Il gelo dell’assenza dice senza le parole …

“Invidia horrendum monstrum, saevissima pestis”.Così intendeva l’invidia Andrea l’Alciato, giurista e filologo del XVI secolo, autore di “Emblemata”, collezione di allegorie e simboli corredata da iscrizioni con abbondanza di insegnamenti morali.

“DONNA squalida, e brutta,
Che di carne di vipera si pasce,
E mangia il proprio core,
Cui dolgon l’occhi lividi a tutt’hore.
Magra, pallida e asciutta,
E dovunque ella va, presso, o lontano
Porta dardi spinosi nella mano
Che del suo sangue tinge.
In questo abito strano
E in tal forma l’Invidia si dipinge”.

L’invidia, che ha un rapporto stretto con un altro peccato capitale, l’ira, è triste. “… dall’ira nasce la tristezza” dice Gregorio Magno, “perché la mente turbata, quanto più è squassata da moti scomposti tanto più si condanna alla confusione, e, una volta persa la dolcezza della tranquillità, si pasce esclusivamente della tristezza”. Il rapporto tra invidia e tristezza viene ribadito dal Canone 2540 del Catechismo della Chiesa Cattolica. “L’invidia rappresenta una delle forme della tristezza e quindi un rifiuto della carità; il battezzato lotterà contro l’invidia mediante la benevolenza. L’invidia spesso è causata dall’orgoglio; il battezzato si impegnerà a vivere nell’umiltà”. Benevolenza ed umiltà sono, ambedue, (preziose) virtù, capaci di contribuire in maniera determinante ad uno dei valori più preziosi per il consorzio umano, la coesione sociale, il legame di reciproca utilità che si manifesta attraverso la ancestrale cooperazione tra componenti dello stesso gruppo, il c.d. altruismo egoistico, lo “stimolo biologico” innato che, come sapeva bene Aristotele, fa dell’uomo un animale sociale: “ti aiuto perché mi aspetto che tu, il mio prossimo, possa aiutare me quando ne avrò bisogno”. Formidabile garanzia di sopravvivenza collettiva …






Vinicio Serino, antropologo, socio della Società Italiana di Antropologia ed Etnologia, dall’anno accademico 1992-1993 insegna discipline appartenenti all’area delle scienze umane e sociali presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Siena. è docente di antropologia presso la Scuola di Psicoterapia Erich Fromm di Prato, Scuola abilitata dal M.I.U.R. alla istituzione di corsi di specializzazione in psicoterapia. Nel corso degli anni accademici 2017-2018 e 2018-2019, ha tenuto corsi di “Antropologia delle forme simboliche” presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Dall’anno 2008 programma ed organizza corsi di formazione professionale per conto delle aziende sanitarie della Toscana su tematiche socio-antropologiche relative al rapporto Uomo/salute. è autore di oltre ottanta pubblicazioni a stampa. Conduce attività di analisi, studio e ricerca intorno al rapporto Uomo, corpo, salute; alle diverse funzioni cognitive umane, e segnatamente alle capacità intuitive; ai meccanismi, culturali e neuro-biologici che presiedono alla formazione simbolica. è stato Vice Presidente della Fondazione Sistema Toscana, ente di comunicazione multimediale integrata per la promozione e lo sviluppo del territorio toscano.

 


Irene Battaglini (1969), pittrice, saggista e docente di Psicologia dell’arte, è direttore della Scuola di Psicoterapia Erich Fromm di Prato riconosciuta dal Miur, di cui è socio fondatore e coordinatore e dove insegna Psicologia dell’Arte; Arte e Psicoanalisi; Il linguaggio immaginale e il linguaggio onirico; Epochè, la sospensione del giudizio nel colloquio psicodinamico. è docente di Antropologia e Psicoanalisi con V. Serino e di Letteratura e Psicoanalisi con A. Galgano. È chairman dell’Italian Branch della World Association for Dynamic Psychiatry (WADP) e ha coordinato il 17° Congresso Mondiale di Psichiatria Dinamica di WADP (Firenze 2017). È fondatore e direttore di «Frontiera_di_pagine_magazine_on_line». è membro del comitato scientifico della collana “L’immaginale” per Aracne, per la quale ha pubblicato assieme a A. Galgano i due volumi Frontiera di Pagine (2013, 2017) e Il Corpo-Sudario. Psicologia della transizione dalla tela alla performance nell’arte contemporanea (2015). Ha curato nel 2012 per Aracne, Psicodinamica del Sé e delle Relazioni Interpersonali. Personali di pittura: Re-visioni (2003), Ri-generazioni (2007), con A. Galgano Radici di Fiume (2013) e Downtown (2015).